C’è in corso, da tempo, una omologazione del gusto. Una inversione delle scelte che preferiscono la quantità, il mangiare tanto e chi se ne importa se in Italia abbiamo ancora delle tradizioni. Una corsa democratica all’appiattimento, E l’uguaglianza, in questo periodo di falsa tolleranza, non è una conquista ma l’imposizione del mercato in nome del mercato.
‘Non potendo impedire che accadano certe cose si trova pace fabbricando scaffali’, diceva Pasolini.
La diversità, il timbro, i colori sbattono contro questi ‘slavati, feroci, infelici fantasmi’ in bianco e nero, spacciatori di un gusto collettivo, un regime musicale, una dipendenza, una moda. Omicidi annunciati di un mercato sano, del buon gusto e delle scelte individuali.
Ma è una rete a trama larga, questa, e non tutto è sotto controllo. Nessuna economia vive a lungo se non bada al contenuto come nessun fisico resiste a troppo cibo cattivo anche quando lo paghiamo poco.
Non siamo tutti colpevoli e non tutti vittime. Di ciò che ci accade siamo certamente responsabili ma non dobbiamo mai vergognarci di essere umani. Eppure non possiamo lamentarci se chiudono i negozi ma continuiamo a comprare solo al supermercato. Non possiamo fare a meno di domandarci, talvolta: come ho potuto scendere a patti solo per poter sopravvivere?.
Non siamo tutti colpevoli e tocca imparare a resistere alla volgarità dei piccoli aspetti della vita. Alla stupidità che troppo spesso ci circonda e cerca di convincerci che basti un telefono per sentirsi fotografi. Al vuoto, alla mancanza etica, al rifiuto della responsabilità condivisa che, quella sì, ci fa inconsapevolmente colpevoli. E resistere è un’arte, è creazione, è cultura, un’impercettibile piega.
Affidarsi all’arte, quindi. Alla cultura. Alla conoscenza. Alla consapevolezza che rende ogni idea naturale. Alla qualità. E preferire un mondo in cui non si voglia mangiare quanto più si può, senza chiedersi davvero cosa.
Preferirne uno dove si sappia rinunciare qualche volta ad Amazon e si celebri il Record Store Day. Perché è anche da questo che si comincia a ricostruire uno Stato.
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