ARTE, TERRITORIO E COMUNITA'

di Mario Cristiani

Credit photo: Galleria Continua

Con Maurizio Rigillo e Lorenzo Fiaschi decidemmo di aprire uno spazio per esposizioni nel 1990 in un ex garage sulla stradina che da piazza delle Erbe va verso La Rocca di San Gimignano, in via della rocca appunto. Fin qua niente di particolare a parte il fatto che normalmente una galleria ha un fondatore, e non tre. La cosa meno ovvia è che mobilitammo altri ragazzi e fondammo, nello stesso anno, anche un’associazione culturale.

Mettendo insieme le nostre diverse competenze, punti di vista e desideri, decidemmo di fondare Galleria Continua come impresa da sviluppare nel mondo dell’arte e l’Associazione Arte Continua, per sviluppare un’azione rivolta a promuovere progetti nello spazio pubblico in collaborazione con le amministrazioni comunali, e nel territorio, cercando una via per connettere la comunità internazionale dell’arte a quelle locali.

Nonostante a quel tempo noi non avessimo idea di quando semmai ci sarebbe stato un qualche profitto dalla nostra attività, ma fiduciosi come siamo sempre stati, fu naturale strutturare il nostro lavoro distinguendo le due attività in base alle due diverse missioni, una rivolta al mercato dell’arte e alla competizione con le altre gallerie e l’altra rivolta alla collaborazione con le amministrazioni pubbliche e al territorio.

La missione della nostra parte non profit è stata ed è quella di aggiornare l’identità d’arte delle piccole città intorno a San Gimignano, cercando il livello del passato in artisti contemporanei della comunità internazionale che potessero, con le loro opere, dialogare con gli artisti che nel tempo avevano stratificato opere dando in questo modo senso al termine città d’arte, e con l’obiettivo di poter vedere un giorno da queste piccole cittadine sorgere la città del futuro, in cui gli artisti con le loro opere aprissero la strada verso un rapporto più giusto e rispettoso tra esseri umani e tra umanità e altre forme viventi.

Venendo da un impegno politico e sociale e da studi di sociologia del lavoro, avevo ben presente la figura di Adriano Olivetti, anche se ovviamente la nostra condizione economica ed organizzativa era ben lontana da quella di quel geniale imprenditore, e parlando con i miei amici fu subito condivisa l’idea che non dovevamo fare quello che spesso accadeva a quel tempo, cioè che si facevano associazioni culturali che erano gallerie di fatto ma che assumevano in alcuni casi la forma di associazione per non pagare le eventuali tasse.

La volontà di dare sostanza e missione differente a forme organizzative diverse, la galleria e l’associazione culturale, è stata decisiva nel costruire un’azione profit per la società Galleria Continua e un’azione non profit che ha permesso alla nostra Associazione di coinvolgere e far partecipare anche le amministrazioni pubbliche ad un processo che dal mondo dell’arte andasse verso altre parti di società e del territorio. La nostra attività è stata pionieristica anche in questo senso, se così si può dire. Abbiamo tenuto fermo che quando facevamo progetti pubblici non era Galleria Continua l’agente, e che in quei progetti non si faceva mercato ma si cercava di far conoscere e capire agli artisti che venivano da altre parti del mondo il patrimonio artistico che le nostre piccole comunità avevano custodito per centinaia di anni. E allo stesso tempo, volevamo far conoscere alla comunità locali cosa accade nel mondo di oggi in modo che soprattutto i giovani potessero non sentirsi fuori dal mondo, o al massimo custodi di un passato glorioso, ma che invece l’arte, anche grazie ai linguaggi di oggi, fosse una cosa viva anche per loro: avere gli strumenti culturali per accogliere le esperienze di altri esseri umani di altre parti del pianeta, un’idea che cercava di dare alla globalizzazione contenuti culturali che permettessero alle comunità locali di aprirsi e cogliere le opportunità nate da nuove e più ampie possibilità di contatto tra popoli e persone a partire dall’arte. In qualche modo l’azione dell’associazione è stata ed è la manifestazione chiara ed evidente di come attraverso azioni non profit si possano costruire azioni di convergenza tra attori privati ed attori pubblici.

La questione, posta in altri termini, riguarda come nel tempo della democrazia si possano realizzare in modo diffuso opere di grandi artisti che normalmente, per i costi di realizzazione e di acquisto, rimangono di solito appannaggio solo di un piccolo gruppo di collezionisti. La cultura, così, invece di diventare elemento di connessione comunitaria, diventa elemento di aumento di distanziamento ed estraniazione tra le diverse parti della società e l’accesso alle manifestazioni con maggiore reputazione, influenza e profondità culturale rimangono accessibili solo in base al denaro e al commercio relativo.

Credit photo: Galleria Continua

Con il progetto Arte All’Arte e i progetti che l’associazione ha sviluppato in seguito abbiamo fatto sì che opere site specific dei maggiori artisti al mondo, dei più reputati e influenti per profondità culturale, fossero accessibili nelle strade, nelle piazze, nelle chiese o nel paesaggio toscano. E questo non come frutto di un’attività commerciale o al fine di poter vendere un qualche loro lavoro, ma per renderle liberamente godibili da chiunque si trovasse a passare da quelle parti. Volevamo affermare che l’arte ha sì un suo mercato che, come ogni mercato, si alimenta di scambi e denaro ma che non dipende da questi e che la libertà dell’artista sta nel fatto di non dover sottostare ad un padrone pubblico o privato.

Con l’impegno che l’Associazione ha profuso nei suoi progetti come Arte All’Arte, Arte Pollino, Arte x Vino = Acqua, Arte per la Riforestazione e la prossima campagna riguardante le “città del futuro” con le case popolari come sculture abitabili a risparmio energetico, stiamo cercando di dare l’innesco a un diverso e migliore rapporto tra le diverse parti della società e tra umanità e natura.

Con la campagna Arte x Vino = Acqua, a partire dal 2003, l’Associazione ha esteso il proprio ambito di ricerca alle tematiche proposte annualmente dall’ONU nell’ambito della difesa delle risorse fondamentali del pianeta donando a questa causa oltre due milioni di euro.

Con l’arrivo del Covid e anche con l’incremento dei flussi migratori dalle parti più povere del pianeta verso le città dei paesi più ricchi ed industrializzati, si capisce bene che i problemi a cui trovare una soluzione non riguardano solo una parte del pianeta ma ogni luogo richiede un impegno e un’azione, se si trovano le persone e le istituzioni pronte a cercare soluzioni. Così a seguito della pandemia ha ripreso vigore la necessità di agire con un impegno maggiore sul territorio, sia nel legame tra arte e natura sia in quello della mobilità sociale attraverso la cultura e, per quanto ci riguarda, attraverso il dialogo ancor più serrato tra comunità internazionale dell’arte e comunità locali.

Abbiamo collaborato con il museo Pecci, il suo presidente Lorenzo Bini Smaghi e con la città di Prato, il suo sindaco Biffoni e con l’assessore Valerio Barberis responsabile del progetto Urban Jungle per dare il nostro contributo potenziando un’azione istituzionale già in atto.

La volontà della nostra associazione è quella di rafforzare l’azione delle istituzioni pubbliche, velocizzarla e se possibile contribuire a migliorare i servizi alla comunità senza sostituirsi a loro, ma aiutandoli nei settori in cui non hanno competenze, evitando di generare azioni senza futuro che non diventano processi di lungo periodo ma sono solo dettati dal grande entusiasmo e dalla momentanea soddisfazione dell’ego personale.

Quando abbiamo iniziato questa operazione, in piena era-Covid, con l’istallazione dell’opera di Shy nella piazza del Duomo a Prato abbiamo creato una comunità virtuale sulle città del futuro in cui abbiamo coinvolto artisti, amministratori pubblici, curatori, economisti, imprenditori, direttori di museo, biologi e altri scienziati, architetti, paesaggisti.

In questo contesto abbiamo lanciato la campagna Arte per la Riforestazione chiedendo ad amici artisti di donare una loro opera da poter mettere in asta e, con tutta la cifra ricavata, finanziare una prima riforestazione urbana alle case popolari della zona Torbian Allende a Prato. L’idea è abbastanza semplice: realizzare una serie di azioni che attraverso l’arte possano portare a un migliore livello di vita per chi abita in zone svantaggiate di una comunità. La scelta di partire dalla piantumazione di un parco che separi la zona abitata delle case popolari dalla vicina strada ad alta percorrenza testimonia due cose. Una è che l’arte è ossigeno per la mente ma può diventare anche ossigeno per il corpo. L’altra è che dal mondo dell’arte può arrivare un contributo reale contro l’inquinamento dell’aria e contro l’inquinamento acustico.

Un ulteriore motivo per cui abbiamo pensato agli alberi è simbolico. Questi, come le opere d’arte, non possono difendersi da soli e sono un invito al rispetto di quello che è più fragile e più prezioso; solo il rispetto li può far sopravvivere, solo la consapevolezza che sono cose essenziali può permettere che non finiscano vandalizzate e distrutte per capriccio o per mancata conoscenza della loro importanza.

Dopo questa prima fase di riforestazione urbana nelle case popolari che sono state rese a minor impatto ambientale, vorremmo invitare artisti della comunità internazionale a intervenire in aree che sono densamente costruite, rendendo le case come sculture abitabili realizzate utilizzando materiali richiesti dall’artista. Per sostenerne i costi vivi e non certo di mercato ci sarà la necessità di fare attività di fundraising in modo che l’operazione, condivisa tra gli abitanti delle case popolari, gli artisti e gli amministratori pubblici, porti, oltre al miglioramento delle condizioni di vita all’interno delle abitazioni, anche a rendere più attraenti e vivibili zone oggi ai margini della città.

Ciò che maggiormente importa è non lasciare che tutto questo sia un solo esempio magnifico e isolato, un’eccellenza, ma che sia il punto di partenza di un percorso che a partire dalle case popolari riavvi un percorso di mobilità sociale attraverso la cultura e una logica di comunità.

L’azione che ho portato avanti nel tempo con Maurizio e Lorenzo, come detto, si è posta fin da subito nell’ambito della responsabilità sociale d’impresa. Ci siamo fatti promotori di uno standard internazionale anche in Italia che ci auguriamo possa trovare interesse anche tra i nostri colleghi cercando di non rimanere incastrati solo in logiche commerciali, pur consapevoli della necessità di una sostenibilità economica e non volendo soci finanziatori esterni.

Ci sono state spesso pratiche che hanno teso a mischiare i mondi profit e non-profit solo al fine di utilizzare vantaggi fiscali e di supporto pubblico in attività private, con l’obiettivo di aumentare solamente il margine di profitto e il risultato di recare danno ad un sistema invece sano e creare problemi di sostenibilità alle organizzazioni che sarebbero meritevoli del sostegno dei partner pubblici e privati disponibili a sostenere costi per realizzare azioni comuni. Abbiamo combattuto e continueremo sempre a combattere certe ambiguità cercando di realizzare quei cambiamenti di scala non più rinviabili per la sopravvivenza della specie umana.

L’idea di poter avviare un percorso che, attraverso l’arte, possa dare una maggiore godibilità e consapevolezza del vivere in un rapporto più giusto tra umanità e altre forme viventi, indipendentemente dal proprio reddito, dal colore della pelle, dal sesso, dalla religione, dal credo politico cui ognuno liberamente ha il diritto di poter scegliere, è per noi ragione di un impegno per l’arte e per gli artisti che ci motiva e ci sostiene da oltre 30 anni.

Mario Cristiani ha fondato Galleria Continua a San Gimignano nel 1990 con Lorenzo Fiaschi e Maurizio Rigillo, con l’intento, evidente nel nome, di dare continuità all’arte contemporanea in un panorama ricco di segni dell’arte antica. Nel 2004 Galleria Continua ha iniziato una nuova avventura a Pechino, in Cina, mostrando artisti occidentali contemporanei in un’area dove sono ancora poco visibili. Tre anni dopo, nel 2007, è stato inaugurato un nuovo sito per creazioni su larga scala - Les Moulins - nella campagna parigina. Nel 2015 Galleria Continua ha intrapreso un nuovo percorso, aprendo uno spazio a La Habana, Cuba, dedicato a progetti culturali pensati per superare ogni frontiera e nel 2020, lo stesso anno del trentesimo anniversario della galleria, ha aperto a Roma un nuovo spazio, dedicato a un’interculturalità aperta e a nuove forme di dialogo e incontro tra arte e pubblico. Nel 2020 è stato poi inaugurato uno spazio a San Paolo, situato all’interno del complesso sportivo Pacaembu mentre all’inizio del 2021 è la volta di Parigi nel cuore del Marais, a pochi passi dal Centre Pompidou. Nello stesso anno, infine, la galleria inaugura anche uno spazio all’interno dell’hotel più iconico del mondo, il Burj Al Arab Jumeirah di Dubai. La storia di Galleria Continua è raccontata in un documentario in onda su Sky Arte da cui è stato tratto il titolo del presente contributo.