Capitale Italiana della Cultura: una policy di sviluppo strategico a base culturale

di Francesca Velani

Il programma Capitale italiana della cultura è stato istituito con Dl 83/2014
successivamente convertito in legge. Nasce in analogia con la visione promossa
dall’Unione Europea attraverso Capitale europea della cultura e si pone l’obiet-
tivo di sostenere, incoraggiare e valorizzare la autonoma capacità progettuale e attuativa delle città italiane nel campo della cultura, affinché venga recepito in maniera sempre più diffusa il valore della leva culturale per la coesione sociale, l’integrazione senza conflitti, la conservazione delle identità, la creatività, l’innovazione, la crescita e infine lo sviluppo economico e il benessere
individuale e collettivo.

Fino al 2022 hanno raccolto la sfida di Capitale ben 115 realtà (anche aggregate
e/o candidandosi più di una volta), da cui sono emersi 125 dossier.
Proprio la partecipazione e la visione collettiva alla base delle proposte sono state riconosciute come il vero risultato di questa policy pubblica, poiché hanno teso a generare programmi di sviluppo territoriale a base culturale la cui impostazione, anno dopo anno, sta evidenziando una crescente capacità delle città partecipanti nell’allinearsi a visioni di crescita fortemente sistemica per compagine, ampiezza territoriale, ed intersettorialità.
Il percorso oggi rappresenta certamente uno strumento privilegiato per la messa
a terra di principi e missioni enunciati nell’Agenda europea della cultura, in quella
dell’ONU per lo Sviluppo Sostenibile, ancora nel PNRR, così come nella Carta
di Roma, che afferma il ruolo trasformativo della cultura nello sviluppo sostenibile per supportare le comunità nell’affrontare le pressioni e i bisogni economici, sociali ed ecologici.
Ed è proprio la Carta di Roma a chiedere il pieno riconoscimento e l’integrazione della cultura e dell’economia creativa nei processi e nelle politiche di sviluppo, coinvolgendo tutti i livelli della società, comprese le comunità locali, come un motore e un facilitatore per il raggiungimento degli Obiettivi stabiliti nell’Agenda 2030, ovvero il suo inserimento in tutte le Agende dei governi del mondo come elemento trasversale e nutrimento dello sviluppo pieno e sostenibile degli individui e delle comunità.

Da policy a progetti strategici di sviluppo territoriale a base culturale
Il bando di Capitale indirizza i soggetti coinvolti verso l’adozione di strumenti per il miglioramento dell’offerta culturale, la crescita della inclusione sociale ed il superamento del cultural divide; l’utilizzo delle nuove tecnologie e la promozione dell’innovazione e dell’imprenditorialità nei settori culturali e creativi;
l’incremento dell’attrattività turistica; la sostenibilità sociale e ambientale. Ancora è mezzo per promuovere la riflessione sulla governance e sulla valutazione
dell’impatto delle proposte - chiedendone specifiche strategiche e tecniche già in
fase di scrittura del dossier -, così come sulla comunicazione e sull’accessibilità.
Attraverso la call, Capitale, tende a generare nelle città una partecipazione sinergica sia in termini di risorse umane, sia economiche, e nel suo svolgersi anno
dopo anno, ha visto le città vincitrici portare a terra attività sempre più complesse, con investimenti sempre più importanti e trasversali. E in questo quadro la riflessione sui modelli di governance della cultura è diventata naturalmente centrale, sia dal punto di vista strategico, nel senso di una condivisione più ampia tra le parti del sistema pubblico-pubblico e pubblico-privato coinvolto, sia strumentale, invitando a riflettere e proporre modelli gestionali capaci di supportare il rinnovamento proposto nei vari progetti/dossier.
Sono molte le città che hanno compreso come il percorso che sottende a Capitale sia il vero valore di questa sfida: poiché rende possibile dare corpo con unità pubblico-privato e interistituzionalità ad una serie di proposte in risposta a sfide contemporanee, esigenze di comunità, visioni innovative di medio e lungo periodo, anche attraverso le sperimentazioni e/o affermazioni di modelli replicabili e valutabili – a partire proprio dalla governance. Atout che insieme compongono il grande patrimonio che resta in dotazione alle partecipanti, al di là della vittoria o meno del titolo.
E in questo senso meritano una citazione le Raccomandazioni prodotte dalla prima commissione che ha valutato le candidate al 2016 e 2017. Il paper attribuisce al progetto il merito di indirizzare le città a dare una risposta alle dinamiche di estraniazione e frammentazione della comunità locali e alla disarticolazione del tessuto sociale e interpreta il significato da riconoscere al titolo per quella città che raccogliendo queste sfide riesce ad esprimere il massimo di innovazione rispetto al coinvolgimento della popolazione e alla capacità di “aprire” la realtà esistente, introducendovi nuove soggettività e nuove iniziative .

Governance per le città della cultura: un modello pubblico-privato da Parma 2020+21
Per capire la scelta della governance di Parma 2020+21 è necessario partire dagli
obiettivi del dossier e dalla logica del programma in esso contenuto. La cultura batte il tempo, il programma di Parma 2020+21, è stato pensato come piano
strategico di sviluppo territoriale a base culturale, e scritto raccogliendo stimoli provenienti dalle istituzioni culturali e dal sistema imprenditoriale. Individua un percorso di confronto e sperimentazione pubblico-privato dedicato a valorizzazione, potenziamento e stabilizzazione del sistema dell’industria culturale e creativa, sia nelle sue forme più accreditate e tradizionali, sia in quelle più emergenti e sperimentali.
Il dialogo pubblico-privato e la collaborazione tra il mondo della cultura e gli altri
settori (turistico, socio-sanitario, ambiente), con l’industria in prima linea, sono stati individuati come determinanti per raggiungere gli obiettivi: stabilizzare una piattaforma collaborativa pubblico-privato volta alla produzione culturale, all’ampliamento e all’inclusione dei pubblici, all’innalzamento dei consumi culturali tra i giovani; promuovere l’imprenditorialità creative driven; rendere accessibile il sistema turistico-culturale, attraverso un set di servizi e strumenti tecnologici che mettano a sistema la valorizzazione delle risorse; rendere Parma luogo di riflessione e confronto stabile sul binomio cultura e democrazia, sui valori civici e costituzionali che sottendono allo sviluppo di una comunità aperta e inclusiva, innovativa nelle sue dinamiche sociali.

La logica del programma
Dal punto di vista delle sue componenti il Programma è stato pensato come
un sistema di progetti, a responsabilità interna o esterna, alcuni dei quali con
output finalizzati ad esaurirsi nell’anno di Capitale, mentre altri - progetto pilota
e strumenti - rivolti alla creazione di infrastrutture immateriali e materiali volti a
generare benefici duraturi (il city branding, l’hub della comunicazione, il portale,
il sistema degli itinerari, le azioni del progetto pilota, ecc.).
La realizzazione progressiva degli output di progetto e congiuntamente il cam-
biamento attuato nei risultati, permettono di contribuire progressivamente al
raggiungimento degli obiettivi strategici di Parma 2020+21, secondo la logica
espressa nel grafico sottostante, che rappresenta il collegamento tra visione –
programma e progetti.
Per volontà dell’amministrazione comunale la struttura di coordinamento del programma doveva essere di tipo dedicato, fermo restando la responsabilità dei
soggetti competenti per i singoli progetti. Da tutto ciò, i punti fermi da cui par-
tire per definire i possibili scenari di governance per Parma 2020+21 sono stati
quelli di un programma che:
• si sviluppasse con gli indirizzi e la direzione tecnica della PA;
• prevedesse una sinergia collaborativa tra pubblico e privato;
• prevedesse finanziamenti pubblici e privati.
Sono state prese quindi in considerazione tre ipotesi gestionali. La discriminante
considerata è stato proprio il grado di coinvolgimento che si intende riservare al
soggetto privato (SP).
a. Gestione pubblica: l’amministrazione pubblica mantiene l’unità operativa (di seguito Business Unite – BU) all’interno della propria organizzazione, definendone la dotazione organica e individuando conseguentemente le risorse umane dedicate, attingendole dal personale interno. In mancanza di professionalità interne disponibili la dotazione organica potrà essere integrata con incarichi esterni affidati secondo le procedure di legge. Il SP sostiene il programma attraverso erogazioni economiche sotto forma di sponsorizzazioni e contributi in risorse
umane e materiali.
b. Gestione esternalizzata: l’amministrazione emana un bando per la gestione operativa del Programma Parma 2020, che preveda la costituzione della Business Unit secondo dotazione organica e competenze predeterminate, nonché l’assunzione dell’attuale incarico di coordinamento. ll Direttore Tecnico – operativo di Parma 2020 (dirigente cultura) è del relativo procedimento. Il soggetto privato vincitore del bando gestirà la messa a terra del programma e dialogherà con il Comune secondo quanto stabilito dal capitolato di gara.
c. Gestione complementare: l’Amministrazione opera come nel caso (a) e inoltre aderisce a una Newco pubblico/privata, costituita con prevalente partecipazione privata e capitale completamente privato. Obiettivo della Newco è raccogliere fondi privati per i progetti che non sono finanziati dall’Amministrazione stessa. La Newco attuerà i propri obiettivi con una convenzione con l’Amministrazione, facendosi carico di dare l’incarico per il coordinamento, per la comunicazione, per la segreteria generale del programma, ad un team che viene messo a disposizione del Programma.
Il Comune di Parma ha individuato nella terza opzione quella da attuare, e insieme a Parma, io ci sto! ed UPI - Unione Parmense degli industriali, ha costituito
un comitato denominato Comitato per Parma 2020, con capitale misto, prevalentemente privato.

Il Comitato per Parma 2020
Il Comitato, costituito l’11 ottobre 2018, ha concluso la sua attività nell’aprile
2023, conferendo i suoi “asset” materiali e immateriali all’amministrazione co-
munale, come previsto in uno specifico accordo. Nasce come ente senza fini di
lucro e con lo scopo istituzionale di sostenere il raggiungimento degli obiettivi
e l’attuazione del dossier di candidatura della città a Capitale Italiana della Cultura, rafforzando la collaborazione pubblico-privato e potenziando la fruizione
culturale come strumento di crescita della comunità e di inclusione sociale. Il
Comitato è nato per valorizzare il patrimonio culturale del territorio, facendo
della nomina un’occasione per lo sviluppo delle industrie creative e per il miglioramento dell’immagine di Parma nel contesto nazionale e internazionale.
Dalla data della sua fondazione molte realtà sono scese in campo e si sono unite
ai soci fondatori promotori con l’obiettivo di sostenere il processo di valorizzazione dei tempi, luoghi, potenzialità e aspirazioni del territorio, supportando lo
sviluppo del sistema culturale come strumento di crescita della comunità e di
inclusione sociale. Per il raggiungimento del suo scopo, infatti, il Comitato opera
in collaborazione con Istituzioni, Amministrazioni ed Enti Pubblici e Privati coinvolti e, in particolar modo, con il Comune di Parma, titolare del dossier e
dei relativi finanziamenti, che mantiene la governance dell’intera manifestazione,
nonché il potere di concedere il relativo logo a suo insindacabile giudizio.
A seconda delle modalità d’adesione al Comitato, definite dallo statuto insieme
alle specifiche quote associative annuali, esistono tre principali categorie di Soci,
in aggiunta ai Soci Fondatori Promotori: i Soci Fondatori, i Soci Sostenitori, i
Soci Ordinari. Ognuno di essi, come meglio approfondito nei paragrafi successivi, è rappresentato nel Consiglio Direttivo del Comitato.
Tutti i soggetti (pubblici, privati, persone fisiche, aziende o enti) che hanno aderito al Comitato hanno acquisito diritti e doveri indicati nello Statuto del Comitato, che ne norma il funzionamento e ne definisce le attività istituzionali, strumentali, accessorie e connesse.
Con riferimento alle attività istituzionali il Comitato ha provveduto a reperire,
avvalendosi del contributo dei propri membri e di quello di ogni altro ente o
persona interessata all’iniziativa, i fondi necessari per la realizzazione del proprio
scopo istituzionale. Ha curato gli aspetti relazionali con i soggetti pubblici e privati coinvolti nelle iniziative per garantire tutte le possibili sinergie e conseguire
la gestione coordinata delle iniziative, anche attraverso la promozione di tavoli di
coordinamento, gruppi di lavoro, riunioni o altre occasioni d’aggregazione. Si è
impegnato a programmare un idoneo piano di lavoro e di comunicazione, a curare la promozione delle iniziative intraprese, e a mettere in atto ogni altra operazione utile o necessaria per il conseguimento del proprio scopo, tra cui conferire
incarichi, acquisire servizi e beni strumentali e quant’altro possa risultare idoneo
per la definizione del progetto e della realizzazione di manifestazioni connesse.

Il Tavolo 2020+21
La messa in opera del Programma è stata affidata all’Assessorato alla Cultura,
che ha collaborato con il Comitato e con tutti gli altri settori dell’ente -dal turi-
smo, all’ambiente, dalla mobilità al sociale-, con le istituzioni del territorio ed il
sistema privato, oltre i confini della città, fino a promuovere e raccogliere l’energia dell’intera Emilia, rappresentata da Destinazione Emilia, Ente regionale per
la valorizzazione turistica.
Per dare attuazione alla messa a terra del progetto Comitato e Comune hanno
dato vita ad un Tavolo operativo (T20+21), luogo di confronto operativo tra le
risorse umane dei due soggetti e gli altri attori del territorio rispetto ai singoli
progetti in corso di realizzazione, grandi o piccoli.
Il Tavolo è divenuto gradualmente il luogo di confronto privilegiato degli addetti
ai lavori pubblici e privati sul quotidiano svolgersi delle attività del territorio - di
sistema o singole - che avessero una matrice socio-culturale o turistica con impatto diretto e indiretto sulle comunità.
In seno al Comitato è stata costituita una unità operativa con il compito di coordinare e monitorare tutti progetti di Parma 2020+21 (pubblici e privati), un
business unit (BU) che ha lavorato in sinergia con il team del Comune dedicato
alla mesa in opera del Programma. La BU era composta da figure professionali esperte in materia di project management pubblico/privato, comunicazione,
fundraising e gestione sponsor, etc. Tale unità operativa ha compreso personale incaricato appositamente.

Il monitoraggio e la restituzione dei risultati
Parma 2020+21 ha voluto dimostrare come l’investimento in cultura sia determi-
nate per il raggiungimento degli SDGs dell’Agenda 2030 e per questo ha svilup-
pato un sistema di rendicontazione e monitoraggio basato su tale rapporto, che
muove dal framework pubblicato dall’Unesco nel 2019, Culture| Indicators 2030.
Lo strumento che ne è emerso, nato dalla collaborazione tra Comune di Parma,
Comitato per Parma 2020, Promo PA Fondazione e Deloitte, è dedicato sia alla
restituzione finale dei risultati di Parma 2020+21, sia alla implementazione di
un cruscotto di dati che anno dopo anno possa essere utilizzato dalla città, sia
per allineare le policy di settore e sviluppare nuove progettualità in linea con gli
obiettivi nazionali e internazionali.
Il modello intende riflettere sia la visione concettuale, sia quella strategica di Parma 2020+21, che si è distinta per il coinvolgimento e la partecipazione sinergica di attori pubblici e privati, secondo tre principi guida:
• trasparenza nella restituzione del lavoro svolto, per rafforzare la fiducia tra e
con gli stakeholder;
• verifica e confronto con i soggetti coinvolti nel programma per indagarne e
approfondirne i legittimi bisogni e le aspettative;
• allineamento delle policies, per migliorarsi e comprendere quali azioni mettere in campo anno dopo anno per portare il sistema verso gli obiettivi: benessere, costruzione di competenze, inclusione e resilienza.
Il framework Culture| Indicators 2030 dell’UNESCO ha rappresentato la principale fonte metodologica d’ispirazione utilizzata. Grazie all’analisi dei 22 indi-
catori tematici e dei relativi metodi di calcolo o KPI proposti dall’UNESCO,
prevalentemente dedicati ad istituzioni pubbliche e decisori politici, sono stati
selezionati quelli maggiormente applicabili alla realtà di Parma e al Programma
di Capitale Italiana della Cultura e - ove necessario - ripensati in relazione alle
specificità di un programma culturale con tempi determinati e, di conseguenza,
con caratteristiche diverse dai contesti pubblici e politici di prevalente applicazione del framework.
Il cruscotto ed il metodo emersi sono naturalmente il risultato di un’approfondita analisi dei principi, delle tecniche e delle metodologie oggi riconosciute per
il monitoraggio delle variabili ambientali, sociali e di governance di specifiche
attività e tiene in considerazione altre esperienze nazionali e internazionali di
misurazione d’impatto di manifestazioni culturali.
Si tratta di un primo progetto che potrà conoscere integrazioni e miglioramenti
nel futuro, in considerazione anche dell’esperienza di reporting realizzata per
Parma 2020+21, ma che rappresenta il primo passo di aggregazione ed adeguamento di differenti metodi e prassi.

Conclusioni
Il Comitato di Parma 2020+21 rappresenta un modello operativo replicabile, la cui sperimentazione ha richiesto un impiego di risorse umane, intellettuali ed
economiche ingenti, sul piano relazionale, amministrativo, gestionale. Il modello
di governance sviluppato ha dato corpo ad una visione contemporanea della
cultura come investimento sul benessere della comunità e ne ha permesso il
suo evolversi, grazie alla continua condivisione con il sistema privato (Impresa
e Terzo settore), che ha contribuito concretamente investendo tempo e risorse
nel processo.
Al di là della città di Parma e del suo percorso, è evidente come il sistema di
governance oggi sia elemento determinante e condizionante nel raggiungere gli
obiettivi di un grande programma di territorio. Insieme alle professionalità che
la città coinvolge nelle posizioni chiave della cultura, la sua architettura permette
(o meno) il coinvolgimento degli stakeholder e la promozione di un costante
dialogo costruttivo con gli stessi, fulcro imprescindibile di una progettualità che
intende ottenere risultati infrastrutturali, sociali, culturali, economici duraturi.

Vicepresidente di Promo PA Fondazione, dal 2005 è direttore di LuBeC – Lucca Beni Culturali, l’incontro internazionale sulla valorizzazione e l’innovazione nella filiera cultura – innovazione - turismo che promuove la creazione di sistemi di gestione e valorizzazione pubblico/privato. Coordinatrice tecnico -scientifico della Magna Charta del Volontariato per i Beni Cultural e della Rete delle Città della Cultura. Redattrice del dossier di candidatura della Città di Parma a Capitale Italiana della Cultura e coordinatrice del programma per la Capitale della Cultura Parma 2020+21. Impegnata in progetti di sviluppo territoriale a base culturale, affianca gli enti nella messa in atto di politiche pubblico-privato tra cultura e sostenibilità. Lavora sul welfare culturale come driver dell’innovazione sociale perché diventi una policy di riferimento del Paese.