Gallerie d'arte, imprese culturali

di Mauro Stefanini

Pubblicato in ÆS Arts+Economics n°1, Luglio 2018

Buongiorno a tutti i presenti,
Sono felice di rappresentare l’ANGAMC, Associazione Nazionale Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, a un evento come quello odierno, un’occasione di confronto e discussione che dovrebbe mettere in luce alcune iniziative da porre in essere per proteggere e, se possibile, sostenere il sistema dell’arte italiano.
Credo sia necessaria una profonda riflessione sul ruolo del gallerista: una professione che ha ovviamente una valenza commerciale ed economica ma che, a mio avviso, ha soprattutto una rilevanza culturale. Il gallerista è un promotore culturale: lo è quando propone un giovane artista, sostenendolo ed incoraggiandolo, quando recupera un autore storico, organizzando mostre e commissionando a curatori e critici testi o saggi; lo è quando produce cataloghi e libri.
Credo fermamente che per tutti noi sia importante poter operare in un sistema con regole certe a condizioni simili a quelle dei nostri colleghi (e concorrenti) di altre nazioni.
Le difficoltà economiche del periodo, la forte concorrenza delle case d’asta che si moltiplicano svolgendo una attività meramente commerciale che si scontra, inmolti casi, con il lavoro di proposta e di difesa degli autori; l’aumento continuo dei costi di gestione di uno spazio espositivo, o degli spazi fieristici; tutto questo sta mettendo a dura prova molti colleghi, soprattutto piccoli e medi operatori del settore che agiscono prevalentemente sul mercato nazionale.
Dobbiamo capire e decidere se l’Italia vuole essere un paese centrale per l’arte, come lo è stato per secoli, o una nazione marginale e periferica, lontana dai flussi e dagli investimenti del collezionismo internazionale.
L’Italia deve tornare ad essere competitiva e non penalizzata da tassazioni ed imposte maggiori rispetto agli altri paesi europei. Dobbiamo diventare attrattivi e concorrenziali ed è per questo che si potrebbero affrontare alcune riforme come ad esempio: fornire alle società e ai vari soggetti italiani passivi d’iva di acquistare opere d’arte ammortizzandole in 4/5 anni.
Per migliorare il nostro livello di attrattività nei confronti degli investitori esteri una proposta potrebbe essere quella di diminuire l’iva sulle importazioni portandola, ad esempio, dal 10% al 5%. Questo sicuramente incoraggerebbe lo scambio di opere sul mercato italiano.
Al di là dei possibili spunti che verranno da questa riunione vorrei davvero che si potesse ricominciare a pensare al mercato dell’arte italiana come ad un potenziale traino dello sviluppo del paese, con la plusvalenza culturale di cui parlavo prima. Dal mio punto di vista il binomio collezionista/gallerista rappresenta l’equivalente moderno della figura (unica) del «Principe- mecenate» di una volta. Senza quei principi l’Italia non avrebbe oggi il patrimonio artistico-culturale che ha e noi operatori, insieme ai collezionisti, abbiamo quindi un ruolo molto importante per le generazioni che verranno e che «leggeranno» la nostra epoca in base ai nostri lasciti culturali.

Discorso tenuto in occasione di MiArt2018 nel talk Proposte per una nuova fiscalità dell’arte, tenutosi il 15 aprile 2018.

Mauro Stefanini è Presidente di ANGAMC – Associazione Nazionale Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea.