Impresa, storia e cultura: la Fondazione Luigi Rovati

di Giovanna Forlanelli Rovati

Pubblicato in ÆS Arts+Economics n°4, Aprile 2019

La Fondazione Luigi Rovati nasce nel 2016 da una forte passione per l’arte e la cultura intrecciata con una lunga storia nell’industria farmaceutica da cui raccoglie un’esperienza decennale di iniziative di responsabilità sociale basate su progetti innovativi, spesso visionari, incentrati sull’arte – dall’antica alla contemporanea – e sulle sue applicazioni educative e formative, nonché sulla volontà di contaminare cultura scientifica, umanistica e storica artistica.
La Fondazione non ha scopo di lucro e opera negli ambiti della promozione e valorizzazione dei beni culturali, artistici e storici, oltre a quelli del sostegno e della promozione della ricerca scientifica in ambito medico.
A oggi la Fondazione ha identificato come progetto principale la realizzazione di un Museo di Arte Etrusca a Milano e ha già avviato collaborazioni con Istituzioni pubbliche e private, operando nel più ampio contesto della restituzione e reintegrazione del patrimonio archeologico del nostro Paese da parte di privati.

La fruibilità come valore primario

Il museo non è nato per esporre la nostra collezione privata, ma come progetto culturale più ampio. Quando si è presentata la possibilità di acquisire un’importante collezione etrusca di impasti e buccheri residente in Svizzera e di poterla far rientrare in Italia permettendone la fruizione pubblica, non abbiamo avuto indugi. A questa sono seguite altre acquisizioni, principalmente di collezioni storiche residenti in Italia.
Sono inoltre in corso accordi per prestiti da parte di musei pubblici. Il museo vuole dunque proporsi come centro di eccellenza nel campo della conservazione, dello studio e della valorizzazione dei reperti antichi, configurandosi come un polo di aggregazione per le realtà legate all’archeologia etrusca dislocate sul territorio nazionale. Per questo la scelta della sede museale è ricaduta su Milano, snodo di flussi turistico-culturali che si muovono poi in un territorio sempre più esteso e integrato.
Da sempre, ogni iniziativa imprenditoriale della nostra famiglia ha avuto come obiettivo produrre un valore aggiunto nei confronti dei suoi principali interlocutori, attraverso un’intensa attività di ricerca tesa a migliorare la qualità di vita. Questo stesso obiettivo ci ha spinto a «contaminare» la cultura aziendale con l’amore per l’arte.
La ricerca medica, che è il nostro campo di conoscenza (io sono laureata in medicina, così come mio marito, mio suocero e ora nostra figlia), condivide con la pratica artistica valori fondamentali come il desiderio di innovazione e il coraggio della sperimentazione. Negli anni abbiamo perseguito una strategia mirata di promozione e sostegno del patrimonio artistico pubblico e privato che ha arricchito i diversi soggetti del sistema, sviluppando le nostre attività di filantropia. La volontà di continuare tale contaminazione tra spirito imprenditoriale, cultura e coinvolgimento della comunità è alla base del nostro nuovo progetto.
L’arte e la cultura sono un ambito di intervento in cui il privato può contribuire attivamente ed è ormai sempre più chiaro il compito specifico di azioni filantropiche pionieristiche: sperimentare nuovi modelli, perseguire progetti visionari e nuove audaci iniziative. L’approccio che utilizziamo nell’attività della Fondazione è lo stesso che impieghiamo nella gestione dell’azienda: metodo, obiettivi, sistemi di valutazione dei risultati e impegno responsabile a favore della collettività.

Dalla società benefit alla sostenibilità

Al momento tutte le attività della Fondazione sono interamente finanziate dalla Holding di famiglia, che nel 2016 si è costituita anche come Società Benefit. Le SB sono società che, nell’esercizio di una attività economica, oltre allo scopo di generare e dividere gli utili perseguono una o più finalità di beneficio comune operando in modo responsabile, sostenibile e trasparente (legge n.208 del 28/12/2015).
Questa nuova forma giuridica è stata scelta dalla famiglia per dare continuità alle sue attività filantropiche: infatti il perseguimento del beneficio comune costituisce un vincolo statutario di cui gli amministratori sono chiamati a rispondere e al quale va prestata particolare attenzione anche nell’organizzazione interna della società. Per le attività di esecuzione, sviluppo e monitoraggio dei progetti approvati dal C.d.A. è stato costituito un Comitato Benefit in cui sono state attribuite deleghe anche a soggetti estranei agli organi di governo, con riporto diretto agli amministratori designati quali responsabili della realizzazione del beneficio comune.
Questa struttura resta in ogni caso aperta alla possibilità di future alleanze con altri soggetti pubblici o privati, con apporto di contributi o finanziamenti.

Essere Fondazione in Italia

Nella tradizione anglosassone il ruolo del privato è tradizionalmente fondamentale per la sostenibilità delle istituzioni culturali pubbliche. Conseguentemente, la normativa fiscale è molto favorevole e incentiva questa collaborazione. In Italia, nazione in cui la fiscalità è sicuramente meno favorevole e in cui questa relazione stretta tra pubblico/privato è meno usuale, assistiamo sempre più alla nascita di iniziative private che colmano quei «vuoti» che, per la scarsità di risorse, le amministrazioni pubbliche non possono riempire.
Milano, con Fondazioni private quali Cariplo, Prada, Trussardi, Carriero, è un esempio di questa logica. In tutti questi casi il rapporto con il sistema pubblico è fondamentale per poter realizzare e rendere concrete e durature le iniziative. Ma il sistema pubblico deve essere in grado di innovare tempi e modi per creare una relazione che dia valore ai rispettivi ruoli: il privato porta non solo denaro ma competenze, capacità di progettazione e di realizzazione, organizzazione, visione imprenditoriale; il pubblico deve da parte sua saper valorizzare questa ricchezza di contributi in una collaborazione virtuosa e proficua.

La passione per l’archeologia e i suoi vincoli

La scelta di aprire un Museo con raccolte archeologiche è stata lungamente dibattuta all’interno della famiglia.
Complesso è il sistema di norme legate all’acquisto, all’importazione, alla conservazione e alla valorizzazione di questo tipo di reperti, la cui errata interpretazione e applicazione, anche se fatta in buona fede, può portare al sequestro del bene e perfino a sanzioni penali.
Questo spinge molte volte figli o nipoti che si trovano a dover gestire collezioni ereditate, formate nel tempo e scarsamente documentate, a non rivolgersi alle autorità competenti per timore di dichiararne il possesso.
Una semplificazione e una applicazione corretta delle norme potrebbe certamente facilitare l’emergere di queste collezioni antiche «nascoste” e anche favorire il rientro in Italia di reperti provenienti dal nostro patrimonio archeologico.

Giovanna Forlanelli Rovati ricopre la carica di Direttore Generale della società di ricerca scientifica e farmaceutica Rottapharm Biotech S.r.l. ed è Vice Presidente Esecutivo della Fondazione Luigi Rovati. Appassionata e collezionista d’arte, nel 2005 fonda la casa editrice Johan & Levi.