La nascita delle cose

di ÆS

Pubblicato in ÆS ARTS+ECONOMICS N°8 giugno 2020

Quando abbiamo immaginato ÆS abbiamo pensato al Cabaret Voltaire, all’idea dada di qualcosa che rompesse gli schemi.

Una rivista che parlasse di arte e cultura (un’altra?).

Una rivista promossa da commercialisti e avvocati (mamma mia!).

Una rivista, in realtà, che sapesse dare voce a ogni aspetto di un mondo che troppo spesso si trincera in confini autodefiniti. Sia che si parli di quel modo in senso stretto, così troppo spesso vicino solo al proprio ombelico, che delle norme che lo definiscono.

Il potere ama i confini ha scritto Wole Soyinka, premio Nobel per la letteratura. Il potere si manifesta entro i confini. Si esercita in una qualche forma di delimitazione del territorio . Ecco: ÆS questi confini ha voluto sempre superarli. Di più, non li immagina proprio. E non considera l’idea del potere come qualcosa di compatibile con l’arte e la cultura.

ÆS è un luogo aperto, un’idea mai preconcetta, un mondo in cui ognuno ha diritti e possibilità. Ognuno è parte di un sistema allargato in cui tutti possono dire e comprendere, proporre e discutere. ÆS è uno scatto in avanti, una condivisione di conoscenza, di immaginazione.

Non guarda né il dito né la luna: sulla luna prova ad andarci e non è forse un caso che Artribune l’abbia indicata (una pubblicazione promossa da professionisti e che non parla di arte in senso stretto!) la migliore rivista del 2019 .

Da tutto questo era nata l’idea del nostro numero 8: dalla voglia di allargare lo sguardo, di andare a fondo, di rendere chiaro il perché ci occupiamo di cultura anche se dalla nostra ottica stramba. Claude Levi-Strauss distinse le radici del pensiero tra bricoleur e ingégneur ossia tra artisti e scienziati.

É nella fusione di queste classi che le nostre professioni si trovano e si rendono attrici favorendo l’innovazione e lo sviluppo. Viviamo in un mondo in cui l’economie du loisir, della conoscenza, della cultura, del tempo libero si è affermata su quella della produzione, un mondo in cui c’è più bisogno di esperienze che di beni e ci è sembrato doveroso capire quello che sta dietro la creazione artistica, la sua capacità di comunicazione, il suo potere di inclusione talvolta frustrato.

Abbiamo chiesto a poeti, musicisti, linguisti, sociologi di raccontarci il loro mondo, di scrivere sulla condivisione e sul valore delle arti e della cultura, sulla loro funzione all’interno di questo nostro mondo liquido ed economico. Di come l’emozione sia ancora così importante, dei linguaggi della cultura e di come questa sia essa stessa un linguaggio. Di come nascano le cose, quelle con cui tutti noi in qualche modo veniamo a contatto, il motore nascosto di ogni crescita economica e sociale.

Poi è successo quello che è successo con il tempo che ha preso pieghe inaspettate costringendoci a pensare di più. Anche a qualche idea sul da farsi, come rendere ÆS un luogo ancora migliore. E ci pare giusto ripartire da qui, da ciò che nel frattempo Paolo Fresu, Vera Gheno, Alberto Casiraghi e Giovanna Romano hanno scritto per noi e che pubblichiamo online, un pezzo a settimana.

Un numero Di ÆS che non c’è come lo immaginavamo ma che forse proprio in questa forma strana ci fa capire che non dobbiamo fermarci. E che la creazione è qualcosa che riguarda tutti noi.