Professioni giuridiche ed economiche insieme. Nuovi dilemmi

di Irene Sanesi

Pubblicato in ÆS Arts+Economics n°3, Gennaio 2019

Lo scorso 22 novembre si è tenuto a Roma, presso la sala conferenze del Consiglio Notarile dei distretti riuniti di Roma, Velletri e Civitavecchia, il convegno «Economisti e Giuristi Insieme per la cultura: un ruolo politico».
È stato, questo, il primo evento organizzato dall’Associazione Economisti e Giuristi Insieme che riunisce i Consigli Nazionali delle principali professioni italiane che operano in tale ambito: commercialisti, avvocati e notai.
Il ruolo delle Professioni ha una rilevanza sociale e propositiva per costruire un sistema moderno, efficiente e trasparente con proposte concrete da portare all’attenzione del Legislatore. L’idea di una Associazione interprofessionale e, al suo interno, di costituire un gruppo di lavoro sui temi dell’arte e della cultura nasce come opportunità di divenire interlocutori fondamentali per gli aspetti normativi e di management legati al mondo della cultura, nelle sue articolate sfaccettature. In questo numero di ÆS pubblichiamo i testi dei principali interventi del convegno a partire da quelli di Irene Sanesi che centra il punto sulle sfide interprofessionali del settore culturale.

Quando le professioni giuridiche ed economiche - avvocati, dottori commercialisti, notai - hanno valutato di fondare un gruppo di lavoro interprofessionale con l’intento comune di «occuparsi» di arte e cultura, hanno fatto una scelta consapevole. Nel panorama italiano e globale le istanze gestionali, di governance, di controllo, di indirizzo e compliance sono divenute sempre più stringenti e pongono l’esigenza di una complementarietà di competenze e di una visione d’insieme. Sia ben chiaro: non si tratta solamente e semplicemente di avviare un processo di analisi e consiglio orientati al perseguimento della giusta soluzione operativa, quanto piuttosto voler tracciare un cammino nel corso del quale l’interazione tra estetica e prassi, arte ed economia, cultura e diritto, possa favorire l’uso sapiente del patrimonio e sensibilizzare la pubblica opinione sui problemi e le opportunità poste da questo stesso patrimonio. Patrimonio come asset tangibile e intangibile, concezione che assume valore proprio in riferimento alle professioni intellettuali, immerse come sono all’interno del recinto, per la verità sempre più permeabile ed aperto, del sapere, saper fare e saper essere. Innegabile ammettere oggi che il trittico sapienziale di cui sopra, si sta articolando e intrecciando con nuove forme di sapere, sempre più necessarie: sapere contestuale, sapere trasformativo, sapere relazionale.
Per poter affrontare la complessità, indipendentemente dai vari ambiti: mercato dell’arte (gallerie, case d’asta, artisti, collezionisti, ecc.), beni culturali (musei, teatri, istituti di ricerca, ecc.), archivi e musei aziendali, ... sono necessari strumenti e conoscenze inedite. Questo ambito disciplinare in cui saperi apparentemente distanti, come il diritto e l’economia rispetto all’arte e alla cultura, possono conoscersi nella differenza e nel confronto di ontologie, contenuti e finalità, mira a fondare un’alleanza capace di promuovere progetti, metodologie e risorse concorrenti al perseguimento del pubblico interesse.
Il mondo delle professioni giuridiche ed economiche può davvero porsi e porre alcune domande chiave al mondo dell’arte. Domande che divengono veri e propri «dilemmi», le cui risposte (o tentativi da considerarsi tali) rappresentano una via tutta italiana per costruire un modello inedito di gestione, l’anello di congiunzione tra tutela e valorizzazione.
Eccoli dunque i dilemmi: invenzione o inventario?
Quale l’interesse principale: quello rivolto alla ricerca (non vi è progetto senza pensiero) o piuttosto alla raccolta di cose (per quanto artefatti)?
Spettacolarità o identità?
Come, arte e cultura, possono divenire motori di inclusione, benessere, mediazione ed educazione e non soltanto intrattenimento?
Essere o divenire «magnifiche prede» (si pensi alle realtà di città come Venezia o Firenze) è davvero la strategia da seguire?
Patrimonio culturale vivo o rendita immobiliare?
E ancora: cowboy o astronauta? La cultura ha di fronte a sé la grande prateria del cowboy oppure si trova nella capsula dell’astronauta?
E se volessimo individuare una parola per dare un senso a questo gruppo di lavoro e al percorso che è stato avviato sceglierei: generatività.
Generatività al servizio del Paese.

Irene Sanesi è dottore commercialista, partner dello studio BBS-Lombard. Esperta in economia, gestione, fiscalità della cultura e di fundraising, svolge attività di consulenza e formazione in tali ambiti. Presidente della Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana di Prato e dell’Opera Santa Croce e a Firenze, è membro del gruppo di lavoro Economia e cultura presso il CNDCEC e presiede la Commissione Economia della Cultura dell’UNGDCEC.