TERRAFORMA: UN FESTIVAL PER PRENDERSI CURA DELL’AMBIENTE E DELLE PERSONE

di Niccolò Bonazzon, Nicola Giuliani e Anita Wilczega

Photo credit: Terraforma

Terraforma nasce nel 2014. Inizialmente era prodotto dall’associazione Threes,
associazione culturale fondata da Ruggero Pietromarchi, Dario Nepoti e Alberto Brenta, a cui si sono poi aggiunti Nicola Giuliani e Leone Manfredini.
Già dalla prima edizione Terraforma aveva nel suo DNA il valore della sostenibilità, intesa nel senso più ampio e completo del termine, che va ad abbracciare a 360 gradi l’intera attività del festival. Basta guardare lo spazio che ospita l’evento, il Parco di Villa Arconati, uno spazio che non poteva essere fruito. Terraforma ha provveduto alla sistemazione di tutte le piante presenti all’interno del parco, alla bonifica, alla messa in sicurezza del terreno. Insomma, si è preso cura del luogo. E proprio questo è il significato più profondo della parola “sostenibilità”: prendersi cura. Cura di uno spazio, dell’ambiente e delle relazioni che si instaurano contutte le persone che ogni anno interagiscono con il festival.
Il parco è un territorio immenso, ma il percorso che ha seguito Terraforma è molto chiaro: oltre a sistemare l’area e a renderla fruibile, l’ha immaginata come un vero e proprio “parco architettonico”. Ha coinvolto delle giovani realtà di
architettura, circa una decina di studi, nella costruzione di una serie di strutture che potessero rendere il parco abitabile in maniera sostenibile, grazie anche alla collaborazione con la Fondazione Augusto Rancilo. Sostenibilità per Terraforma vuol dire anche sostenibilità sociale: infatti tutte le strutture sono state fabbricate
internamente con dei workshop che coinvolgono giovani studenti di architettura, ma anche migranti e richiedenti asilo, attraverso la creazione di una vera e propria falegnameria all’interno del festival.
Si è provveduto poi alla restaurazione del labirinto della villa, risalente al Settecento, che è stato trasformato in spazio per ospitare performance musicali.
Fin dall’inizio Terraforma ha iniziato un lavoro con i propri partener sulla sostenibilità ambientale. Ad esempio, con Etica Sgr ha iniziato a lavorare sulla mobilità del festival con l’obiettivo di ridurre le emissioni. Grazie alla collaborazione con un partner che si occupa di mobilità elettrica, per la produzione del festival vengono ormai utilizzate solo auto elettriche. Inoltre, si è pensato anche ai fruitori del festival: in vari punti della provincia, come per esempio Malpensa dove arrivano i molti visitatori stranieri, vengono messe a disposizione delle auto elettriche che si possono noleggiare per raggiungere la location dell’evento. Inoltre, è stato messo a disposizione un sistema di navette che collega la stazione di Bollate e la stazione di Cadorna all’area del festival.

L’organizzazione di un festival è molto complicata, specie per quanto riguarda i servizi: è necessario portare l’acqua, l’elettricità, provvedere ai rifiuti, insomma ostruire un vero e proprio “pianeta” temporaneo. Da qui il termine “Terraforma”: deriva della fantascienza anni 40 e significa creare un pianeta dove è possibile la vita dell’uomo e le altre forme di esseri viventi.
Nell’arco dei suoi otto anni di vita, Terraforma ha lavorato per costruire proprio questo pianeta, concentrandosi su diverse aree di intervento. In primis la costruzione di tutte le strutture adibite al festival (bar, stage), ma anche le strutture del campeggio (bagni, docce, aree di ricevimento). Non meno importanti sono state le tematiche dell’inclusione sociale e della diversity, e infine il tema degli impatti, che abbraccia anche i fabbisogni energetici e i diversi servizi. Negli otto anni di festival, si è cercato di investire in queste aree un passo alla volta, cercando sempre di migliorarsi e costruire un piano di sviluppo per l’anno successivo che abbia questi interventi al centro dell’attenzione.
Nelle scorse edizioni, il tema della sostenibilità è andato principalmente a coinvolgere le seguenti aree: riduzione dei rifiuti, mobilità, approvvigionamento idrico e riduzione del fabbisogno energetico. Quest’ultimo nello specifico è un tema particolarmente critico perché, essendo il festival all’interno di un parco, ci sono
grandi difficoltà a far arrivare l’energia elettrica da rete e purtroppo si deve far ricorso a generatori.
Per ridurre l’impatto, però, è stata avviata la piantumazione di alberi e si è cercato di lavorare sul fronte dell’abbattimento dei consumi. Ad esempio, tutta l’area del campeggio ha dei consumi bassissimi grazie all’utilizzo di cellule fotovoltaiche.
Un altro esempio di attenzione alla riduzione degli sprechi negli ambienti del
festival è l’utilizzo nelle docce di sistemi di vaporizzazione che permettono di ridurre al minimo i consumi d’acqua.
Terraforma si impegna costantemente per costruire un “ecosistema festival” che sia improntato alla sostenibilità e invita anche tutti i suoi visitatori a contribuire alla creazione di questo ecosistema sostenibile. Fin dal primo anno forniamo a tutti i campeggiatori saponi biodegradabili, andando a disincentivare quello che è il consumo di prodotti più inquinanti.

Per quanto riguarda le strutture, il festival ha concentrato l’attenzione su un duplice aspetto: da un lato, il loro processo di costruzione, per cui sono stati coinvolti giovani, richiedenti asilo, falegnami, volontari; dall’altro, il fatto che siano riutilizzabili negli anni e costruite con materiale riciclato. Ad esempio, uno dei palchi dell’edizione di quest’anno, su cui hanno ballato e cantato artisti, utilizza
materiale ligneo ricavato dalla tempesta Vaia.
Guardando alla consapevolezza sulle tematiche ambientali diffusa in Italia, da un lato si nota una maggior sensibilità da parte degli operatori del settore in merito alla necessità di approcci diversi, soprattutto per manifestazioni che coinvolgono tante persone. Dall’altro lato, quando si parla delle realtà imprenditoriali che
ruotano intorno al mondo dei festival, spesso questa sensibilità manca o è difficile da mettere a terra. Specie quando si tratta di aziende grosse, anche pubbliche o semipubbliche, il dialogo su tematiche di sostenibilità è spesso macchinoso, e a volte difficile da attivare.
Il ruolo delle istituzioni pubbliche dovrebbe essere quello di avviare dei percorsi con un’attenzione specifica alle tematiche di sostenibilità. In questo senso, la Camera di Commercio del VCO e Regione Piemonte possono essere esempi virtuosi di istituzioni che dimostrano una grande attenzione nell’incentivare gli operatori culturali ad intraprendere un percorso di consapevolezza. Per due anni
hanno finanziato l’ottenimento della certificazione ISO 20121, certificazione dedicata alla sostenibilità ambientale per gli eventi. Questo sostegno economico è un grande incentivo per le organizzazioni a dotarsi di tutta una serie di strumenti
e risorse che sono poi fondamentali per curare la sostenibilità ambientale. Infatti, una volta che ti sei dotato di un sustainability manager o di una cultura organizzativa attenta alla misurazione, alla verifica e alla reportistica dei dati di consumo energetico, automaticamente ti sei instradato in una certa direzione e sei molto più propenso a continuare questo percorso. Il settore degli eventi è un comparto enorme in Italia, e andrebbe quindi fatto un ragionamento più sistemico, bisognerebbe creare una visione, una regia almeno a livello regionale.

Per quanto riguarda i piani per i prossimi anni, Terraforma sta lavorando per integrare nell’organizzazione una figura di sustainability manager che possa dedicarsi al festival 365 giorni all’anno, aiutando a fare un salto di qualità sulle tematiche di sostenibilità.  Infatti un evento come Terraforma richiede ormai un’attenzione che non sia più soltanto stagionale, legata all’appuntamento del festival, ma che sia invece costante durante tutto l’anno. Questo anche perché, essendo Terraforma un festival pioneristico sui temi della sostenibilità, riceve nel corso di tutto l’anno molti stimoli da parte dell’esterno ad essere portavoce di buone pratiche, di confronto e discussione su queste tematiche.
Un obiettivo di Terraforma per i prossimi anni è quello di approfondire la riflessione sulla sostenibilità. È un percorso iniziato durante il periodo pandemico, quando sono stati organizzati una serie di incontri con filosofi per arricchire le riflessioni sul rapporto con l’ambiente e la natura. Sarebbe ora di ripensare il vocabolario e la narrazione della sostenibilità, utilizzando parole diverse, magari più legate al tema della “cura”. Per entrare nel concreto, oggi è molto meno importante spiegare dove vanno i rifiuti nella raccolta differenziata, quanto è divenuto molto più significativo raccontare e coinvolgere su tematiche più ampie, come il modo in cui si guarda al proprio consumo, o al proprio stare in relazione con la natura, al non essere predatore ma parte di un qualcosa di più grande.
L’altro grande obiettivo è quello di investire in ricerca, per trovare soluzioni tecnologiche che permettano di risolvere tutti quei problemi pratici che si presentano durante il festival.
Questi due elementi, scienza e tecnologia da una parte, e pensiero e filosofia dall’altra, sono i due grandi obiettivi su cui concentrarsi nei prossimi anni.
Gli investimenti in sostenibilità che il festival ha sostenuto finora hanno portato dei risultati tangibili, basta guardare al tema dei rifiuti. La quantità di immondizia che viene prodotta all’interno di un festival è enorme: l’introduzione dei bicchieri durevoli e l’eliminazione dei bicchieri monouso è stata un enorme alleggerimento del lavoro del personale impiegato nella pulizia il giorno successivo all’evento. Tuttavia, bisognerebbe misurare con più precisione l’impatto delle scelte sostenibili, sia nel breve che nel medio-lungo periodo. La misurazione e la quantificazione dell’impatto dovrebbe tenere in considerazione anche la componente economica, perché sostenibilità ambientale e sostenibilità economica in qualche modo si muovono sullo stesso binario. Terraforma è un festival sostenibile economicamente, e in parte questo è dovuto anche alle sue scelte di sostenibilità ambientale. Basta guardare alle strutture utilizzate durante l’evento: la scelta di strutture che siano riutilizzabili negli anni porta anche ad un risparmio dei costi.
Infine, un’ultima grande sfida per i prossimi anni riguarda la comunicazione, vale a dire trovare il modo migliore per veicolare e far diventare più attraente e socialmente importante le tematiche legate alla sostenibilità.

Niccolò Bonazzon è general manager di Threes Productions, è anche consigliere di Fondazione Tones on the Stones che opera in Val d’Ossola, in Piemonte, dove si occupa anche della direzione del progetto Nextones e della curatela di Campo Base Festival.


Nicola Giuliani lavora come consulente marketing e partnerships per l’industria della musica e dello spettacolo dal vivo. Giuliani ha lavorato per diverse istituzioni ed eventi culturali, tra cui il Comune di Milano, MITO Settembre Musica, Ponderosa (Piano City, Green City), Linecheck Music e Meeting festival, Live Nation Italia. Fa parte del team di Terraforma Festival sin dalla sua prima edizione nel 2014, ricoprendo ora il ruolo di Markerting & Partnerships Manager.


Anita Wilczega è project Manager per Terraforma Festival 2022, opera nella produzione di eventi culturali in Italia e all’estero.