Le ragioni di un forum

di Giovanna Romano

Associazione Hub-c cultura luoghi persone

L’associazione Hub-c cultura luoghi e persone, nasce a Febbraio 2019 con il progetto Lettera per Amore “cerchiamo le parole”. La fonte di indagine di Hub -c sono le persone e l’azione che li relaziona con gli altri, con le istituzioni e con il territorio circostante, e che compenetra tutti i fenomeni, ossia la cultura, sia nel suo aspetto materiale sia in quello linguistico ed espressivo. L’associazione pone al centro l’uomo, ogni uomo, senza nessuna distinzione economico-sociale, di sesso e di religione, non solo come mero spettatore o fruitore di eventi culturali, ma in veste partecipativa. Il fattore umano diventa una priorità strategica, preziosa e insostituibile. Tramite la relazione, si vogliono  creare i presupposti per uno scambio simmetrico affinché ogni attore coinvolto possa trarre il giusto beneficio. Si lavora con una progettualità di lungo periodo, curando contenuti di qualità che siano accessibili a tutti.

Forum Fra futuro ragione arte

Il 22 Novembre del 2019, Hub-c ha presentato a Pescara l’edizione zero del Forum Fra, futuro ragione arte ospitato dalla Yag/garage di Silvio Maresca, (Bluserena Spa). Visioni diverse si sono intrecciate sul campo della cultura intesa come fattore produttivo di valore, sociale ed economico di un territorio, con particolare riferimento all’Abruzzo. Già nella scelta del luogo, incrocio di cultura accessibile e imprenditorialità illuminata, si evidenzia il messaggio del Forum. È proprio in questo abbattimento delle tradizionali barriere, in cui chi fa impresa comprende appieno il valore dell’investimento relazionale in cultura e, d’altro canto, la cultura riconosce nell’impresa il valore non solo economico che questa esprime, che si pongono le basi di un percorso che immaginiamo ampio e profondo. Prendendo spunto dalla frase di Cesare Pavese “Tutta l’arte è un problema di equilibrio fra due opposti”1 il Forum ha voluto conciliare, mettere a confronto e favorire l’incontro di realtà diverse e persone differenti; un’agorà dove professionisti, pubblici e privati, provenienti dall’Abruzzo e da tutta Italia hanno dialogato fra loro e con il pubblico presente in sala.

È proprio quel Fra, quella proposizione semplice, cercata e pensata, che segna il momento di sospensione tra  le persone e una vicinanza fisica che parafrasa  Handke quando dice  “non solo vedo l’altro ma io sono anche l’altro, e l’altro è me”2 implica di per sé un’accoglienza maggiore e rende più insidioso innalzare barriere. Ognuno dei presenti ha cercato di non predominare dialetticamente sugli altri – non un convegno ma un’agora – ma ha compreso il valore che ogni persona in sala poteva apportare nell’ambito della discussione affinché la conversazione fosse libera ed efficace. I relatori fra il pubblico e il pubblico, composto da giovani e meno giovani, tra i relatori. L’intento maggiore del Forum non era quello di offrire soluzioni, ma prospettare relazioni. In quale maniera?

Si è cercato di fare emergere le varie problematiche del mondo della cultura mediante  la partecipazione attiva dei soggetti presenti, uno scambio dei ruoli, in cui gli uditori, a loro volta, divenivano relatori: appunti strappati, sostituiti e idee rielaborate.

Nessun oracolo ha predetto il futuro, ma tante persone hanno preso parola rispetto a temi specifici che, in quella istanza, per la pluralità dei linguaggi messi in campo, richiedevano un maggiore ascolto. Ogni individuo presente in sala poteva intervenire nel dibattito – poeti, artisti, economisti, creativi, direttori dei parchi, art sharer, operatori culturali e sociali, studenti, imprenditori –   per raccontare e mettere in luce, rispetto alle proprie esperienze, le peculiarità e le dissonanze che si riscontrano lavorando a diversi livelli nell’ambito della cultura. Una complessità di vedute di fronte alle quale ci pone la società odierna, che oltre ad essere difficile da rendere su carta, ancor più lo diventa nella vita reale.

Premesse del Forum

“La cultura o è per tutti o non è cultura” è stato questo l’incipit con cui è iniziato il Fra.

La conversazione si è sviluppata intorno alle tematiche del linguaggio: inclusione e  nuovo umanesimo, con la voglia di comprendere se davvero negli ultimi tempi ci sono stati un cambio di rotta  e una maggiore attenzione nei confronti dell’altro, e se questo cambiamento ha portato ad una maggiore inclusione ed investito la società per intero. Ancor più ci siamo chiesti se la cultura declinata come fattore di inclusione e non come fenomeno elitario, possa sul serio avere impatti rilevanti sia di carattere sociale , sia di carattere economico; se  i meccanismi di produzione valore -economico sociale culturale, reputazionale e non ultimo, politico – possano attribuire un nuovo senso allo stesso capitalismo rendendolo sempre più inclusivo fino a divenire una sorta di corporate cultural responsability con cui gli operatori, quelli strutturati e vigili ai cambiamenti, dovranno fare i conti, pronti a coglierne le opportunità.

L’obiettivo non è stato tradurre in azione immediata ciò di cui si stava parlando, ma conoscere e conoscersi, cercare di comprendere quali fossero le persone che operano sul territorio mettendo in relazione chi crea cultura – poeti, artisti e creativi – chi la progetta – associazioni fondazioni liberi professionisti – e chi la sostiene – istituzioni pubbliche e private, sovraintendenze – ; comprendere altresì  se le dinamiche poste in atto corrispondano ai reali bisogni della comunità  tanto da tradursi in valore economico.

Abbiamo provato a costruire un discorso corale non allineando le voci ma portando a galla le differenze, nuovi stimoli e tanti conflitti che possono sorgere nel perseguimento di intenti comuni da parte di attori e istituzioni differenti. Porsi domande, fermarsi, ascoltare, capire, comprendere ed insieme tradurre quel dover “fare”, in un “che fare” rispetto alla peculiarità delle persone e del territorio. L’azione, in questo caso, non può essere disgiunta da una lunga osservazione e riflessione da parte di ognuno.

Obiettivo del Forum: La società fondata sulla cultura

Il nocciolo della questione, al di là di differenze strutturali, è pensarci uguali, partecipi e presenti come cittadini di fronte alle stesse problematiche di ordine politico sociale ed economico. Sappiamo che le nostre società sono rette da una triade: politica, economia e cultura. La loro articolazione è cambiata nel corso dei secoli e nelle epoche, ma la cultura resta quel terreno comune che segna il senso di appartenenza di un popolo che condivide simboli e valori, un terreno più profondo e prolifico, regolato da meno contrasti rispetto alla vita economica e politica della comunità. Come ci ricorda Gustavo Zagrebelsky il “riconoscersi senza conoscersi appartenente alla stessa cerchia umana diventa condizione indispensabile per l’esistenza di ogni società fatta di grandi numeri”3. L’esistenza e il buon funzionamento di una società rende necessario coinvolgere ed estendere la partecipazione culturale  a tutti gli individui. La cultura deve svolgere una duplice funzione incoraggiando sia un impegno individuale, in cui l’aspirazione e il desiderio del singolo di una società migliore  possa tradursi in un bene importante che vale la pena perseguire con fatti che permettano ad ognuno di colorare il proprio futuro, sia “un impegno collettivo sociale basato sul pensiero critico piuttosto che su di una competizione zelante e spietata”4

Questo in fin dei conti è Fra!

Giovanna Romano è sociologa, presidente Associazione Culturale Hub-C, Pescara.

Note

(1) Cesare Pavese, Il Mestiere di Vivere. Diario (1935-1950) Einaudi 1952
(2) Peter Handke, Saggio sulla Stanchezza, Garzanti, 1991
(3) Gustavo Zagrebelsky, Fondata sulla cultura. Arte, Scienza e Costituzione, Einaudi, 2014
(4) Paulo Freire-Pedagogia degli oppressi,1970, Edizione Gruppo Abele 2018