Festival sostenibili: il percorso di Terraforma

Festival sostenibili: il percorso di Terraforma

Musica, sperimentazione e sostenibilità ambientale sono alla base di Terraforma, festival che apre domani a Villa Arconati e di cui BBS-Lombard è Sustainability Partner.

Già dalla prima edizione di Terraforma nel 2014, quando il festival è nato per iniziativa dell’associazione culturale Threes fondata da Ruggero Pietromarchi, Dario Nepoti e Alberto Brenta, a cui si sono poi aggiunti Nicola Giuliani e Leone Manfredini, il festival aveva nel suo DNA il valore della sostenibilità intesa nel senso più ampio e completo del termine. Basta guardare lo spazio che ospita l’evento, il Parco di Villa Arconati, uno spazio che non poteva essere fruito. Terraforma ha provveduto alla sistemazione di tutte le piante presenti all’interno del parco, alla bonifica, alla messa in sicurezza del terreno. Insomma, si è preso cura del luogo. E proprio questo è il significato più profondo della parola “sostenibilità”: prendersi cura. Cura di uno spazio, dell’ambiente e delle relazioni che si instaurano contutte le persone che ogni anno interagiscono con il festival.

Oltre a sistemare l’area e renderla fruibile, Terraforma l'ha immaginata come un vero e proprio “parco architettonico”. Infatti, ha coinvolto circa una decina di giovani studi di architettura nella progettazione di una serie di strutture riutilizzabili, costruite con materiale riciclato e legname recuperato dalla tempesta Vaia, per rendere il parco abitabile in maniera sostenibile, grazie anche alla collaborazione con la Fondazione Augusto Rancilo. Ma sostenibilità per Terraforma vuol dire anche sostenibilità sociale: infatti, tutte le strutture sono state fabbricate internamente con workshop che hanno coinvolto giovani studenti di architettura, ma anche migranti e richiedenti asilo attraverso la creazione di una vera e propria falegnameria all’interno del festival. Si è provveduto poi alla restaurazione del labirinto della villa, risalente al Settecento, che è stato trasformato in uno spazio per ospitare performance musicali.

Fin dall’inizio Terraforma ha iniziato un lavoro con i propri partener sulla sostenibilità ambientale. Ad esempio, con Etica Sgr ha iniziato a lavorare sulla mobilità del festival con l’obiettivo di ridurre le emissioni. Grazie alla collaborazione con un partner che si occupa di mobilità elettrica, per la produzione del festival vengono ormai utilizzate solo auto elettriche. Inoltre, si è pensato anche ai fruitori del festival: in vari punti della provincia, come per esempio Malpensa, dove arrivano i molti visitatori stranieri, vengono messe a disposizione delle auto elettriche che si possono noleggiare per raggiungere la location dell’evento. Inoltre, è stato messo a disposizione un sistema di navette che collega la stazione di Bollate e la stazione di Cadorna all’area del festival.

L’organizzazione di un festival è molto complicata, specie per quanto riguarda i servizi: è necessario portare l’acqua, l’elettricità, provvedere ai rifiuti, insomma, costruire un vero e proprio “pianeta” temporaneo. Da qui il termine “Terraforma”: deriva della fantascienza anni 40 e significa creare un pianeta dove è possibile la vita dell’uomo e le altre forme di esseri viventi. Nell’arco dei suoi nove anni di vita, Terraforma ha lavorato per costruire proprio questo pianeta, concentrandosi su tutte le strutture adibite al festival, dal bar allo stage, ma anche le strutture del campeggio, dai bagni alle docce, alle aree di ricevimento.

Non meno importanti sono state le tematiche dell’inclusione sociale e della diversity e il tema degli impatti, che abbraccia anche i fabbisogni energetici e i diversi servizi. Un passo alla volta il festival ha investito nella riduzione dei rifiuti, nella mobilità, nell'approvvigionamento idrico e nella riduzione del fabbisogno energetico. Quest’ultimo nello specifico è un tema particolarmente critico perché all’interno di un parco è difficile a far arrivare l’energia elettrica da rete e, purtroppo, si deve far ricorso a generatori. Per ridurre l’impatto, però, è stata avviata la piantumazione di alberi e si è cercato di lavorare sul fronte dell’abbattimento dei consumi. L’area del campeggio ha dei consumi bassissimi grazie all’utilizzo di cellule fotovoltaiche. Un altro esempio di attenzione alla riduzione degli sprechi negli ambienti del festival è l’utilizzo nelle docce di sistemi di vaporizzazione che permettono di ridurre al minimo i consumi d’acqua. Fin dal primo anno forniamo a tutti i campeggiatori saponi biodegradabili, andando a disincentivare quello che è il consumo di prodotti più inquinanti.

E gli obiettivi per il futuro? Innanzitutto Terraforma sta lavorando per integrare nell’organizzazione una figura di sustainability manager che possa dedicarsi al festival 365 giorni all’anno, aiutando a fare un salto di qualità sul tema. Ma, soprattutto, è necessario approfondire la riflessione sulla sostenibilità: un percorso iniziato in pandemia, quando sono stati organizzati una serie di incontri con filosofi per arricchire le riflessioni sul rapporto con l’ambiente e la natura. Sarebbe ora di ripensare il vocabolario e la narrazione, utilizzando parole diverse, magari più legate al tema della “cura”. Oggi è molto meno importante spiegare dove vanno i rifiuti nella raccolta differenziata, quanto è divenuto molto più significativo coinvolgere su tematiche più ampie, come il modo in cui si guarda al proprio consumo, o al proprio stare in relazione con la natura, al non essere predatore ma parte di un qualcosa di più grande.
L’altro grande obiettivo è quello di investire in ricerca, per trovare soluzioni tecnologiche che permettano di risolvere tutti quei problemi pratici che si presentano durante il festival.
Questi due elementi, scienza e tecnologia da una parte, e pensiero e filosofia dall’altra, sono i due grandi obiettivi su cui concentrarsi nei prossimi anni.

La misurazione e la quantificazione dell’impatto dovrebbe tenere in considerazione anche la componente economica, perché sostenibilità ambientale e sostenibilità economica in qualche modo si muovono sullo stesso binario. Terraforma è un festival sostenibile economicamente e, in parte, questo è dovuto anche alle sue scelte di sostenibilità ambientale. Basta guardare alle strutture utilizzate durante l’evento: la scelta di strutture che siano riutilizzabili negli anni porta anche ad un risparmio dei costi.
Infine, un’ultima grande sfida per i prossimi anni riguarda la comunicazione, vale a dire trovare il modo migliore per veicolare e far diventare più attraente e socialmente importante le tematiche legate alla sostenibilità.

La versione integrale di questo testo è apparsa originariamente nel numero 10 della rivista ÆS Arts + Economics, pubblicata dallo Studio BBS-Lombard.